Farout, scoperto nelle Hawai il pianetino più lontano del Sistema Solare

Redazione

Farout, il pianetino più lontano del Sistema Solare, è stato scoperto da un telescopio alle Hawaii

I confini del Sistema Solare. Sempre che i confini siano ben definibili, ovviamente e, molto probabilmente, non lo sono. Non possiamo, infatti, sapere esattamente fin dove giunge a esercitare la propria forza gravitazionale il Sole. Con tanto di pianeti e pianetini che gli girano intorno, naturalmente.

Ma sappiano che, oltre l’orbita dei pianeti convenzionalmente conosciuti e riconosciuti come tali, girano altri corpi celesti, verosimilmente abbastanza piccoli ma comunque definibili come pianetini. Non è facile vederli, perché sono lontanissimi e non brillano di luce propria come le stelle. Riflettono semplicemente la luce della nostra stella di riferimento, il Sole; ma le distanze sono talmente grandi che la luce stessa, nel suo lungo percorso, si affievolisce.

Abbiamo bisogno allora di telescopi molto potenti che sappiano individuare queste fioche sorgenti di luci ai lembi estremi del Sistema Solare. Meglio ancora se i telescopi orbitano intorno alla Terra, per evitare il disturbo ottico dell’atmosfera terrestre. Ma a volte, purtroppo, non ce la fanno nemmeno i telescopi, e allora bisogna ingegnarsi con i calcoli, con la fisica e con la matematica.

E i calcoli dicono che quando determinate traiettorie di certi corpi celesti vengono modificate in maniera più o meno sensibile, siamo potenzialmente di fronte ad un altro corpo celeste che potrebbe essere un pianetino, non visibile otticamente. Come noto, nel Sistema Solare ci sono i ben conosciuti pianeti principali: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove Saturno, Urano, Nettuno.

Poi ci sono i cosiddetti pianeti nani: Cerere, che si trova nella cosiddetta fascia degli asteroidi, e poi Plutone, Haumea, Makemake, Eris. Poi vi sono molti altri corpi minori, tra i quali gli innumerevoli satelliti che ruotano intorno ai pianeti principali, e che sono particolarmente numerosi intorno a pianeti giganti come Giove e Saturno.

Ma ecco che gli scienziati ci annunciano una nuova scoperta di un pianetino, con l’ausilio di uno dei più potenti telescopi a disposizione sul pianeta Terra, il telescopio giapponese Subaru, che si trova in cima al vulcano Mauna Kea nelle isole Hawaii.

La scoperta è stata fatta proprio mentre venivano scandagliati i confini del Sistema Solare alla ricerca del famoso pianeta numero nove, posto che il vecchio nono pianeta, Plutone, pare non sia più considerabile a tutti gli effetti come un pianeta.

La scoperta è stata annunciata dal Centro per i pianeti minori dell’Unione Astronomica Internazionale, la Uai. Gli scopritori, Scott Sheppard, della Carnegie Insititution for Science e David Tholen, dell’Università delle Hawaii, nonché Chad Trujillo, dell’Università dell’Arizona Settentrionale, stavano lavorando su questo progetto ormai da diverso tempo.

Il pianeta è stato chiamato Farout, e il suo nome in codice è VG18. Si tratta di un pianeta nano distante dal Sole 120 volte di più di quanto non lo sia la Terra. Farout è distante dal Sole addirittura tre volte e mezzo di più rispetto a Plutone. La scoperta è utile per capire cosa succede ai confini del Sistema Solare, specialmente in zone dove non arriva l’influenza gravitazionale di pianeti giganti come Giove e Saturno.

Ancora non si conoscono con esattezza i dati dell’orbita di Farout, ma gli astronomi stanno lavorando alacremente per definire questi e altri parametri del nuovo pianetino. L’astronomo Tholen dice di Farout: Per il momento conosciamo solo la sua distanza estrema dal Sole, il suo diametro approssimativo, che deve essere di almeno 500 chilometri, e il suo colore rosato, tipico dei mondi ghiacciati. Sappiamo però con certezza che, a causa della sua distanza, Farout impiega più di mille anni per compiere un’orbita completa attorno al Sole.

Ma possiamo star certi che le scoperte non finiranno qui. Quando avremo a disposizione strumentazioni ancora più potenti e tecniche osservative più sofisticate, con tutta probabilità il numero di questi pianetini “estremi” è destinato ad aumentare in maniera sensibile.

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