Islanda, l’imponente eruzione del 536 D.C.

Redazione 1

Nel 536 D.C. ci fu una eruzione imponente in Islanda, poi il grande freddo per quasi cento anni

Il tempo spesso sembra scorrere via tranquillamente, lento, senza scossoni. In maniera più o meno ordinaria. Seduti tranquilli nelle nostre case o al lavoro, non abbiamo percezione di eventi fuori dalla nostra portata e dalla nostra comprensione, se non quando ce li propongono per televisione o sulla rete.

È allora che ci cominciamo a interessare, chi più chi meno, a quello che succede intorno, magari in un altro posto lontano della Terra; o magari in posti anche più vicini. E di eventi catastrofici, sconvolgenti, ne esistono in verità diversi in natura; differenti per portata, ma tutti suscitano attenzione e qualche volta terrore.

Stiamo parlando di grandi incendi, di terremoti, di carestie, di guerre interminabili, di eruzioni imponenti di vulcani, di maremoti, di meteoriti che cadono sulla Terra e così via.

Il più delle volte pensiamo di essere al sicuro, e che ci sono probabilità molto scarse che certi eventi ci coinvolgano direttamente. Specialmente noi Europei, al sicuro da guerre e carestie da settanta anni, abbiamo forse perso col passare del tempo (almeno le ultime generazioni) il senso del pericolo.

Forse qualcosa sta cambiando negli ultimi anni, a causa delle imponenti pressioni demografiche verso il Continente e i conseguenti fenomeni nazionalistici, eppure l’impressione è che quel nocciolo duro di sicurezza, quel guscio di noce nel quale viviamo, tenga ancora a sufficienza. Ma non è così; non è sempre così.

Di là delle immani tragedie causate direttamente dall’uomo, fra cui le guerre, esistono eventi purtroppo ancora imprevedibili o scarsamente prevedibili, nei confronti dei quali di può fare davvero poco.

Prendiamo ad esempio un’eruzione vulcanica di immane portata, come se ne verificano ciclicamente in determinate zone del nostro pianeta.

Il pericolo non è solamente quello diretto e immediato dello sconvolgimento dei territori circostanti, con lava, colate chiroplastiche, terremoti e quant’altro. Il pericolo è quello che succede dopo, anche molto dopo.

Quando fumo e ceneri e pulviscolo atmosferico, a causa della potente eruzione, che magari dura per molto tempo, avvolgono la Terra o buona parte di essa: allora sono dolori.

Queste ceneri e polveri e residui riescono, se in grande quantità, a oscurare anche la luce del sole, con conseguenze immaginabili.

Un raffreddamento anche consistente delle temperature per periodi lunghi, fotosintesi clorofilliana che viene meno, i raccolti che scarseggiano a causa del freddo, della mancanza di calore. Questo vuol dire carestie, malattie, carenza di alimentazione, epidemie, economia che rallenta.

Qualcosa di simile dovrebbe essere accaduto nell’annus horribilis 536 dopo Cristo in Europa, e non solo.

Qualcuno, forse con esagerazione, lo definisce l’anno peggiore della storia. Sicuramente è stato uno dei peggiori. Il medievalista dell’Università di Harvard Michael Mc Cormick, spiega quello che probabilmente successo sulla prestigiosa rivista internazionale Science.

Proprio in quell’anno, sotto Giustiniano, una misteriosa e persistente nebbia di polveri oscurò per circa un anno e mezzo i cieli dell’Europa, del medio Oriente e di parte dell’Asia. Il clima ne venne sconvolto.

Lo storico bizantino Procopio ricorda così l’evento: Il Sole sorgeva ma sua luce non illuminava, come la Luna, per tutto l’anno. Sembrava come un’eclissi di Sole. Furono i dieci anni più freddi degli ultimi 2.300 anni.

I raccolti andarono persi e la gente patì la fame. A peggiorare il tutto ci fu l’epidemia di peste bubbonica del 1541, che riuscì a uccidere quasi un terzo della popolazione dell’Impero Romano d’Oriente.

Analizzando le nevi del ghiacciaio Colle Gnifetti, che si trova tra Italia e Svizzera, sono state trovate le tracce di una immane eruzione vulcanica in Islanda, proprio nel 536. Ce ne furono successivamente altre due, una nel 540 e una nel 547. Fra peste, quindi, ed eruzioni vulcaniche vi fu un lungo periodo di crisi sociale ed economica.

L’Islanda è terra di vulcani e sommovimenti tellurici. Il problema veniva proprio da là, secondo gli studi di Mc Cormick. Speriamo bene per il futuro.

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